L’odio corre sui social

Qualche settimana fa, in occasione di un post publicato da diverse pagine relative al mondo del running, dedicato all’ottimo risultato della forte maratoneta Giovanna Epis ai mondiali di Budapest con una foto in cui si vede lei che taglia il traguardo sorridente e con le braccia alzate, diversi haters hanno commentato denigrando il risultato e definendo fuori luogo l’esultanza dell’atleta al traguardo. Il tutto giustificato dal fatto che, per loro, se tagli il traguardo al dodicesimo posto di una maratona in 2h29’10” e fai il terzo tempo europeo, non hai assolutamente nulla da festeggiare. Partiamo dal presupposto che prima di giudicare un risultato bisognerebbe essere in possesso di tutte le informazioni del caso, essere un minimo competenti in materia, conoscere il rating degli avversari, sapere lo stato di forma dell’atleta, le condizioni metereologiche etc… Ma si sà, i social network sono pieni di tuttologi che li utilizzano come sfogatoio delle loro frustazioni, un luogo perfetto in cui seminare ed alimentare polemiche.

Qualcuno potrebbe dire “Questi sono i rischi del mestiere quando si è un personaggio pubblico”. Mi spiace ma non sono d’accordo. La maleducazione e l’odio sono due fattori che non possiamo accettare, le persone non possono sentirsi in diritto di dire quello che vogliono solo perchè si “nascondono” dietro ad uno smartphone. Molti pensano di poter trattare gli altri come dei pungiball digitali, colpendoli con commenti offensivi, augurandogli le peggio cose o arrivando perfino a minacciare. A volte penso che i social abbiano il potere ti tirare fuori ad ognuno il peggio di quello che siamo. Queste persone commettono quotidianamente una sfilza di reati, dalla diffamazione all’ingiuria, passando per la calunnia e la violazione della privacy. Il tutto in una sorta di impunità apparente.

Faccio mie le parole di Fabri Fibra: “Se tu sei uno che va a commentare i post di altri con frasi tipo “non mi piace, non sei capace, fai ca**re”, sei un hater. Sì, perché se una cosa non ti piace la ignori, se non sei capace di ignorarla ma devi lasciare un segno del tuo disprezzo allora sei un hater”.

Quello successo alla EPIS è solo uno dei tanti casi che infestano il web. Si pensi solo che nei casi di femminicidio gli haters spesso si scatenano, con commenti misogini e insulti alle vittime.

L’odio sui social media e la presenza di haters rappresentano un problema sempre più diffuso non solo in Italia, ma in tutto il mondo. In Italia, come in altre parti del mondo, il problema dell’odio sui social media è in costante crescita. Secondo dati recenti, l’Italia ha registrato un aumento significativo di comportamenti aggressivi e discorsi d’odio online. Un rapporto condotto nel 2021 ha evidenziato che l’82% degli utenti italiani ha dichiarato di aver subito o assistito a situazioni di odio sui social media. Questo rappresenta un notevole aumento rispetto agli anni precedenti.

Serve una regolamentazione ed una legge che punisca in modo severo questo tipo di atteggiamenti.

Ph credit Francesca Grana/Fidal

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